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SAN MARTINO

 La nebbia agl'irti colli

piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor de i vini
l'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
sull'uscio a rimirar

tra le rossestre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero mivar.


Giosuè Carducci

OTTOBRE

 


Ottobre di Vincenzo Cardarelli

Un tempo, era d’estate,
era a quel fuoco, a quegli ardori,
che si destava la mia fantasia.
Inclino adesso all’autunno
dal colore che inebria,
amo la stanca stagione
che ha già vendemmiato.

Niente più mi somiglia,
nulla più mi consola,
di quest’aria che odora
di mosto e di vino,
di questo vecchio sole ottobrino
che splende sulla vigne saccheggiate.

Sole d’autunno inatteso,
che splendi come in un di là,
con tenera perdizione
e vagabonda felicità,
tu ci trovi fiaccati,
vòlti al peggio e la morte nell’anima.

Ecco perché ci piaci,
vago sole superstite
che non sai dirci addio,
tornando ogni mattina
come un nuovo miracolo,
tanto più bello quanto più t’inoltri
e sei lì per spirare.

E di queste incredibili giornate
vai componendo la tua stagione
ch’è tutta una dolcissima agonia.

Per un pugno di terra slava di Paolo Petricig


 Alle  18 , nella  chiesa di S. Maria dei Battuti , verrà presentato in anteprima la nuova edizione del libro ' Per un pugno di terra slava' di Paolo Petricig , pubblicato da  La Libreria editrice.  

Interverrà lo storico Federico Tenca Montini in dialogo con Michele Obit . Uscito nella prima edizione nel 1988, il volume raccoglie una serie di scritti di Petricig apparsi a puntate sul Novi Matajur e ripercorre le vicende che hanno interessato la Benecia in un periodo compreso tra il 1943, con la caduta del fascismo e l'inizio della lotta partigiana, e il 1947 con la firma del Trattato di Parigi. 

Dal Novi Matajur

Frase di Oriana Fallaci

 

“Non  chiedere  chi ha vinto: non ha vinto nessuno. Non chiedere  chi ha perso: non ha perso nessuno. Non chiedere  a cosa ha servito: non ha servito a nulla. Fuorché ad eliminazione cinquemila creature fra i diciotto ei trent'anni.”  
Oriana Fallaci

STAZIONE DI TERAPIA FORESTALE - FRIULI VENEZIA GIULIA


 STAZIONE DI TERAPIA FORESTALE - FRIULI VENEZIA GIULIA

di Maurizio Droli
L'idea nasce nel 2012 ed è il frutto delle osservazioni di alcuni genitori di bambini con problemi d'asma, tra cui Maurizio Droli, ricercatore.
L'idea è verificare se i soggiorni climatici montani a bassa quota, ossia nelle foreste del FVG possono essere utilizzati o meno per fini di integrazione delle terapie farmacologiche convenzionali, come già suggerito da studi analoghi svolti in altri paesi.
Nel2015 nasce nelle Valli del Natisone l'Associazione Malin-Mill (tradotto”mulino”) che sposa l'idea e avvia, autofinanziando, le prime verifiche.
Nello svolgere queste verifiche seguiamo l'esempio di chi la Terapia Forestale l'ha ingegnerizzata, Nippon Medical School e Japanese Society of Forest Therapy, e altre istituzioni pionieristiche con cui collaboriamo da alcuni anni.
Per noi come per loro, la Terapia forestale è definita come: "l'approccio (medico) basato su evidenze scientifiche volto a supportare la guarigione individuale attraverso l'immersione in foresta (o "bagni di foresta") fra parentesi nostri. I Bagni di foresta sono invece stati descritti come "assimilare l'atmosfera della foresta con tutti i nostri sensi" (Li, 2023)
Nel 2016 Malin-Mill in collaborazione con altre associazioni di volontariato svolge e autofinanzia alcuni studi sulla salubrità delle abitazioni di appoggio utilizzate dai pazienti e l'efficacia clinica dei sentieri forestali a bassa quota anche nelle Valli del Natisone, ossia a bassissima quota.
Nel 2017 Malin-Mill a seguito della verifica fonda la "Stazione di Terapia Forestale Valli del Natisone – Friuli Venezia Giulia".
L'Associazione Malin-Mil e il "Programma Terapia Forerstale FVG" hanno vito un bando di preincubazione d'impresa nel 2021. La Regione FVG, Assessorato alle Foreste e Assessorato alla Salute, ha finanziato alcuni degli studi più piccoli ma importanti in quest' ambito tra il 2018 e il 2022.
Dal 2023 collaboriamo anche con l'Associazione NASCEMED Natura, Scienza e Medicina con un focus nelle Valli del Natisone e del Torre.
Grazie a queste accelerazioni e collaborazioni la Stazione di Terapia Forestale FVG è stata citata come "di fatto il primo esempio di terapia in foresta in Italia" nel 2019 dal Ministero delle Foreste e UniPd e prima Stazione di Terapia Forestale in Europa nel 2020 (network Green4Care ).
Riepilogando, la Stazione di Terapia Forestale Valli del Natisone - FVG:
- dal 2017: ha collaborato con centri ricerca universitaria (principalmente Uniud e UniPd), istituzioni sanitarie (in FVG principalmente Ospedale Civile di Udine e IRCCS-CRO Aviano) e altri in diversi paesi europei proteggereli a sviluppare progetti per l'innovazione nelle attività di prevenzione, a supporto alle terapie farmacologiche convenzionali e riabilitazione.
- dal 2019: organizza attività volte al benessere umano quali i “Bagni di foresta” con famiglie, imprese e persone in buona salute. Questo sono stati descritti come “assimilare l'atmosfera della foresta con tutti i sensi.
- dal 2020: organizza Bagni di foresta per persone in condizione patologica ei loro medici di riferimento.
- Dal 2021: organizza corsi per Operatori di Bagni di foresta. Vi hanno partecipato oltre 70 persone per la maggior parte residenti in FVG, anche medici, con diversi dei quali si collabora da tempo.
- Da Marzo 2024 operiamo come Società Cooperativa Eco&Salute, con sede nelle Valli del Natisone e portiamo ospiti nelle foreste di varie località della Regione FVG, da Lignano Pineta alla Val Cellina, alla Carnia, al Tarvisiano, fino a Trieste inclusa, passando per le Valli del Natisone e del Torre.
In questi giorni, i primi risultati ottenuti ci sono stati riconosciuti anche da programmi di ricerca in corso in diversi altri paesi europei quali Austria e Germania, paesi tradizionalmente dotati di molti fondi, come emerso all'ultimo convegno internazionale organizzato dall'International Society of Forest Terapia svoltasi dal 17 al 20 di Settembre scorsi in Lituania.
Abbiamo una piccola pagina web: www.ecoesalute.it
I nostri studi sono consultabili per lo più gratuitamente e accessibili online: https://www.researchgate.net/profile/Maurizio-Droli
Pubblichiamo aggiornamenti sulla nostra pagina facebook: https://www.facebook.com/stazioneterapiaforestalefvg/

LA JOTA

 


La prima volta
di Valter Zucchiatti
Dal medioevo e fino in età moderna era consuetudine che chi abbandonava questo mondo, affinché la gente lo ricordasse nelle preghiere quotidiane al fine di accorciare la permanenza della sua anima nel Purgatorio, lasciasse di sé un ricordo duraturo, cioè un legato, che generalmente era il favo o la minestra di fave, menzionata dalla metà del Trecento anche con i nomi di elemosina, settimina, ebdomada, pauperilia, e che rappresenta l'antenatadalla moderna jota: in un registro cividalese del 1432, infatti, troviamo annotate le spese per uno favo over elimosino con star di formento 9 e con stars di favo 3 e con cjâr di purziel e con altris cjosis che s'aparten a fa uno buino iottho e favo grasso ovvero 'per fare una buona jota e favo grasso'. Oggi la jota viene confezionata in decine di versioni con fagioli, carne di maiale, farina di mais, verdure e aromi, talvolta con l'aggiunta di brovada o crauti. Quella antica era invece fatta solo con le fave condite con abbondante carne grassa di maiale e altri ingredienti a discrezione, nella quale intingere il pane bianco, di frumento, un lusso per la povera gente alla quale era destinata. Va da sé che la distribuzione avveniva sul sagrato della chiesa o nei dintorni dopo la funzione religiosa che ricordava il donatore. Già nel 1230 le monache di Aquileia distribuivano ai poveri una minestra di fave accompagnata da pane e vino, ma non si sa altro. Più precisi sono i quaderni dell'ospedale di san Michele di Gemona dove nel 1380 il camerario registrò le spese per le fabe: circa 370 chili di fave, 50 di carne di maiale, cipolla, erbe non meglio specificate, sale e duemila pani. Nel 1388 un suo successore acquistò 172 chili di frumento, 120 di fave, quasi 4 quintali di carne, 20 chili di sale per conservarla e tanta cipolla. Nel 1443 a Tricesimo, per la minestra distribuita alla festa di santa Maria di Candelis, la Candelora, furono necessari 120 chili di frumento, 125 di fave, 150 di carne di maiale, cipolla e sale. La distribuzione della minestra ai pauperes Christi, i poveri di Cristo, era un obbligo al quale neanche le famiglie più indigenti potevano sottrarsi, perché la salvezza dell'anima nella gloria del Signore aveva la priorità assoluta sulle meschinità della breve ed effimera vita terrena. In Friuli l'ultima alimosina de la fava ebbe luogo a Gemona nel 1828, ma già nel 1810 Napoleone aveva soppresso le congregazioni religiose e incamerato i loro beni nel demanio statale, facendo venir meno le fonti economiche che permettevano il sostentamento dell'onere dei legati
da vita nei campi

proverbio

  Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
“Quant che di joibe el sorele al va tal sac par domenie si à un slavuac” ovvero: Qualdo il giovedì il sole va nel sacco (tramonta dietro le nuvole) entro domenica si avrà un acquazzone

SAN MARTINO

  La nebbia agl'irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar; ma per le vie del borgo dal ribollir de&#...